Nannarella, madre di Roma. A distanza di 50 anni dalla sua morte, Anna Magnani viene ricordata e celebrata come una delle più grandi icone cinematografiche su territorio nazionale e non solo. Artista poliedrica fu la prima italiana attrice protagonista a vincere un premio Oscar nel 1956 per il film La rosa tatuata.
Nannarella, che vede la sua vita segnata dal tema ricorrente dell’abbandono, diventa simbolo di romanità, del cinema del dopoguerra e del neorealismo. Nata a Roma nel 1908, mentre sua madre partiva per Alessandria d’Egitto, venne affidata alle cure della nonna materna. Fu proprio grazie a lei che poté studiare ed accedere alla scuola di arte drammatica “Eleonora Duse” dove, incontrato Paolo Stoppa, esplica le sue straordinarie doti di recitazione.
Iniziata la carriera d’attrice con La cieca di Sorrento, diretto da Nunzio Malasomma, raggiunge la fama e la gloria con il film Roma città aperta del 1944 di Roberto Rossellini. Questo fu il momento che sancì il passaggio da ruoli marginali e secondari a protagonista acclamata e riconosciuta dai più grandi registi. Fu infatti memorabile la sua interpretazione in Bellissima di Luchino Visconti e in Roma di Federico Fellini.
Vincitrice del primo nastro d’argento per la sua straordinaria interpretazione nelle vesti di Sora Pina nel 1946, ne conquistò altri cinque per il film L’onorevole Angelina nel 1947, L’Amore nel 1948, Bellissima nel 1951 e Il più grande amore nel 1956. Conquista anche Roberto Rossellini con il quale intraprende una storia d’amore, il cui fine verrà però segnato dall’incontro del regista con l’attrice americana Ingrid Bergman. L’impetuosa Nannarella, tradita, ha la sua rivalsa in Vulcano di William Dieterle vincendo quella che venne definita “la guerra dei vulcani”. Rossellini stava infatti girando il film Stromboli con la Bergman nella parte che avrebbe dovuto vedere Anna Magnani come protagonista.
Torna al teatro per poi arrivare anche in televisione con Alfredo Giannetti, già malata e segnata per un tumore al pancreas. Sarà proprio il piccolo schermo a vedere il frutto della sua ultima interpretazione nel giorno della sua morte il 26 settembre 1973 congedandosi con l’indimenticabile “no non me fido ciao, buonanotte”.
Donna moderna, popolare “un cavallo a cui non bisogna mettere briglie”, l’unica che riusciva a portare a teatro Eduardo de Filippo “sai che io non vado a teatro mai, se non per recitare, ma vengo solamente quando reciti tu” ha lasciato in eredità un mito che viene celebrato annualmente con diverse iniziative.