Dopo la crisi post-Covid e le difficoltà del periodo estivo, il comparto turistico italiano, evidentemente colpito dalle conseguenze della pandemia, si muove su uno scenario ancora estremamente incerto. Per sostenere il settore si stanno cercando soluzioni o proposte in diverse direzioni e da parte di differenti attori in gioco.
Il Travel and Tourism Competition Index, da poco reso pubblico dal World Economic Forum, offre una fotografia del settore mettendo a confronto 140 Nazioni, analizzate sulla base di indici economici molti precisi e dettagliati.
Quello che ne emerge è un quadro molto interessante che dovrebbe servire come un faro nella notte del turismo post-Covid per indirizzare la strategia di investimento su un settore trainante per la crescita economica dell’Italia.
Nella classifica stilata dagli analisti del World Economic Forum, per quanto riguarda la posizione generale, l’Italia si mantiene a discreti livelli, con un ottavo posto a cui contribuiscono in particolare le bellezze naturali (per cui il nostro Paese si colloca al 7° posto) e l’offerta culturale, che ci vede al 4° posto, insieme al business travel.
Ma qual è l’elemento chiave che ancora frena la crescita economica del turismo in Italia? Non sono le infrastrutture, di cui si parla spesso come aspetto principale su cui si dovrebbe investire, visto che alla voce Tourist service infrastructure, l’Italia si colloca al decimo posto su 140. Quello che veramente impedisce di sviluppare al massimo le potenzialità del nostro Paese e che penalizza pesantemente la crescita del comparto turistico è la mancanza di investimento sulle risorse umane.
Infatti, quando si arriva alla voce Human resources and labour market il dato emerge in tutta la sua gravità: l’Italia precipita al 63° posto.
“Investire sulle persone, su quello che chiamiamo lo human factor, è fondamentale e sempre più urgente”, commenta Elena Sisti, fondatrice di Elesta Art Travel, tour operator italiano che da sempre mette le persone e le loro competenze al centro del proprio approccio al turismo. “Appare incomprensibile che in un Paese come l’Italia si trascuri, o addirittura si ignori, il valore e il ruolo essenziale della preparazione delle tante figure professionali che fanno conoscere e amare il nostro Paese.”
“Valorizzare le figure professionali già esistenti dotate di elevate competenze è essenziale”, sottolinea Valeria Gerli, presidente di ConfGuide-GITEC, Associazione Guide Italiane Turismo e Cultura aderente a Confcommercio Milano e vicepresidente nazionale della Federazione ConfGuide, “ed occorre evitare di creare figure surrogate, non professionali, prive di preparazione e competenze specifiche, oltre che della necessaria abilitazione. […] È indispensabile che il settore Cultura, ai diversi livelli amministrativi, si avvalga finalmente delle guide professioniste in tutti i progetti e in tutte le azioni, creando un’alleanza sistematica che avrà ricadute positive diffuse e farà della qualità la cifra caratteristica del #turismo in Italia. La qualità, infatti, è l’unico antidoto alla crisi del settore.”